AUTONOMOUS KILLER

Guida autonoma a continuo rischio di incidenti di percorso. Nulla di strano, trattandosi di una tecnologia tanto innovativa. Ma quando nell’incidente ci scappa il morto, il tema si fa estremamente delicato. Purtroppo, il morto c’è stato. A Tempe, Arizona, una delle città individuate da Uber per le sperimentazioni dei suoi robotaxi senza conducente, nonché una delle prime in assoluto ad ospitare un programma del genere. Uber ha ora sospeso i test non solo a Tempe, ma anche nelle altre città degli Stati Uniti nelle quali erano in corso le sessioni. San Francisco, Phoenix, Pittsburgh e Toronto.

UBER TIME OUT È la notte tra il 10 e l’11 marzo. Accade che una donna attraversa la strada lontano dalle striscie pedonali. L’auto di Uber la colpisce, la passante finisce al pronto soccorso con ferite gravi e spira nell’arco di qualche ora. A bordo della vettura, un tester che tuttavia non era ai comandi: funzioni esclusivamente di supervisione. Vista la serietà dell’accaduto, la compagnia (che sta collaborando con la polizia locale) si è momentaneamente autosospesa dal programma guida autonoma. Che certamente riprenderà, ma col fardello sulla schiena di un imprevisto, stavolta, costato la vita a un essere umano. 

 

 

 

 

TEMPE MALEDETTA Quello di Tempe non è il primo caso di veicolo senza conducente coinvolto in un sinistro stradale di proporzioni mortali. Tutti ricordiamo la notizia di una Tesla Model S equipaggiata di AutoPilot che nel 2016 in Florida si schiantò contro un tir. Per l’automobilista, non ci fu nulla da fare. Dopo 8 mesi di indagini, Tesla venne assolta: nel software di bordo, non vennero registrate anomalie. Sempre in Arizona, invece, più o meno un anno fa una Volvo XC90 di proprietà Uber entrò in collisione con un’altra vettura e terminò la sua corsa appoggiata su un fianco. Allora, nessun ferito. Era solo questione di tempo.

Postato il 22 marzo

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